Il taccuino del Grand Tour, al Ducale di Mantova i disegni di un viaggiatore del

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Si tratta di 82 fogli, di cui ben 58 con disegni a matita di grafite al recto e al verso, vergati da una mano sicura e di alta qualità, che ha preso appunti di dipinti, sculture, monumenti, ma anche personaggi visti e copiati a Venezia, Verona, Ferrara, Bologna e Mantova.

MANTOVA. Già nel Settecento si usava chiamarlo “Grand tour”: era il viaggio che i giovani dei ceti benestanti conducevano attraverso l’Europa per perfezionare la loro educazione. Poteva durare diversi mesi, a volte anche anni, durante i quali non mancavano soste prolungate in città dove studiare i capolavori dell’antichità, imparare la storia e acquistare qualche opera d’arte.

È difficile sovrastimare le implicazioni che questa vera e propria moda ebbe sulle società dell’epoca: il successo e la diffusione dello stile palladiano in Inghilterra, per esempio, non si sarebbe mai potuto verificare se intere generazioni di artisti britannici non avessero avuto come apice della loro formazione proprio il Grand Tour in Italia e, nella fattispecie, in territorio veneto. Possiamo affermare che la reputazione dell’Italia come luogo della bellezza e dell’arte, fortunatamente viva ancora oggi, si incrementò significativamente proprio in quei decenni. Questo preambolo serve a introdurre e contestualizzare una nuova importante donazione che va ad arricchire le collezioni di palazzo Ducale: è infatti proprio da questa prassi che trae origine il raffinato taccuino realizzato da un artista viaggiatore tra il 1815 e il 1842, recentemente donato alla reggia gonzaghesca da un’anonima benefattrice.

Si tratta di 82 fogli, di cui ben 58 con disegni a matita di grafite al recto e al verso, vergati da una mano sicura e di alta qualità, che ha preso appunti di dipinti, sculture, monumenti, ma anche personaggi visti e copiati a Venezia, Verona, Ferrara, Bologna e Mantova.

«Esprimo gratitudine – dice il direttore Stefano L’Occaso – ma voglio anche richiamare interesse su questa serie di disegni. Si tratta, io credo, di un pittore dell’Italia del Nord».

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