A Taormina Leo Nucci cancella Mantova dal “Rigoletto”

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Il baritono ha cantato il titolo verdiano per la 549ª volta. E da regista ha riportato la scena in Francia, come l’aveva pensata Victor Hugo

TAORMINA. Serata di fuoco al Teatro Antico di Taormina, il fuoco dei gradi, 35 la notte, il fuoco degli incendi lontani ma visibili dalla cenere che cade ovunque e il fuoco della sete di vendetta di Rigoletto, al debutto mercoledì e in replica il 16 agosto. Successo incondizionato, vera festa dell’orgoglio catanese. Orchestra e coro sono del Teatro Bellini di Catania.

Sul podio Placido Domingo, accolto all’entrata da un’ovazione che di solito si tributa alla fine. Leo Nucci canta per la sua 549ª volta Rigoletto e firma anche la regia. Domingo dirige con un’attenzione particolare ai cantanti, da tenore e oggi da baritono conosce bene il rapporto tra l’attacco, la musica, il respiro e la voce e i cantanti lo adorano e non ne fanno mistero. Il tenore Stefan Pop dirige verso di lui l’applauso a scena aperta dopo La donna è mobile, ma il bis chiesto a gran voce dal pubblico è quello di Vendetta, tremenda vendetta, un vero intermezzo nazional-popolare, applausi scroscianti e Nucci dice divertito «non ho ancora cantato». Anche il soprano fa notizia, è la palermitana Federica Guida, una Gilda da manuale, giovanissima, esile, alla sua prima esperienza dell’opera verdiana, accompagnata con affetto paterno da Nucci, che alla fine la lascia sola in proscenio a prendere tutti gli applausi.

Ma stavolta Leo Nucci si è tolto la soddisfazione di fare l’opera come l’aveva pensata Victor Hugo e quindi come Verdi l’aveva conosciuta, ma poi bloccata dalla censura. Ambienta tutto in Francia, nel ’500, al tempo di Francesco I. Mantova, il duca, azzerati. Dunque è il re il debosciato, lo sciupafemmine, per giunta sposato e che fa l’occhiolino alle ragazze, la domenica a messa. Nucci ricorre al Rinascimento, quello sì molto italiano, anche in Francia, con Botticelli e Tiziano che la fanno da padroni. Con tutti i limiti di uno spettacolo musicale all’aperto, l’operazione è pienamente riuscita.

Alla fine il soprintendente Giovanni Cultrera con la Società catanese Amici della musica hanno assegnato il 33° Bellini d’oro a Placido Domingo, che fa capire che tornerà in Sicilia. Premiati anche Leo Nucci che non nasconde di essere stremato dal caldo, e la studiosa di Bellini, Caterina Andò.

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