Insegnante, preside e giornalista: addio a Giusy Scotti Bolther
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La carriera nella scuola e la lunga collaborazione con la Cittadella. Il ricordo del figlio: «Ha precorso i tempi e lasciato un segno indelebile»
il lutto
asola
Si è spenta all’età di 93 anni, Giuseppina Scotti, vedova Bolther, ex dirigente scolastica, giornalista per la Cittadella, un personaggio di grande spessore ad Asola e in tutto il distretto asolano.
Generazioni di ex studenti la ricordano come insegnante di francese prima e poi come preside in numerose scuole dell’Alto Mantovano, Ceresara, Piubega, Medole e alla fine Castel Goffredo. Dopo la pensione, la nuova vita e una nuova carriera, se così si può dire. Iscritta all’ordine dei giornalisti-pubblicisti, è stata per decenni storica collaboratrice del settimanale diocesano la Cittadella, per cui ha scritto, fino a pochi anni fa, centinaia di articoli non solo di vita ecclesiale, ma anche di cultura, di storia, di società, temi per i quali coltivava un appassionato interesse. È stata anche catechista e membro del consiglio pastorale asolano.
«Una persona vivace, di grande intelligenza, interessata alla vita della città, dal punto di vista sociale, religioso e umano – la ricorda con affetto l’ex parroco don Riccardo Gobbi – Molto presente, molto impegnata in parrocchia e nella comunità. Scrivendo per la Cittadella è stata la memoria e il diario della sua cittadina, ma anche di tante altre parrocchie».
«Adesso siamo prossimi al Ferragosto – va avanti il sacerdote, ora reggente della parrocchia di Ognissanti San Barnaba in città – ricordo che per tanti anni la sera della vigilia di Ferragosto, il 14, facevamo un recital con testi, da lei scelti, sulla Madonna. Era un momento molto bello e intenso per tutti, con accompagnamento musicale e scenografie».
Uno splendido ricordo lo traccia anche il figlio Giancarlo, 55 anni, impiegato in banca: «Mia madre è stata una donna di grande carisma, una donna interessata a tutto e che si è fatta da sé. Non proveniva da una famiglia abbiente ed è rimasta orfana di padre ancora piccola, ma è riuscita con grande determinazione e coraggio a studiare e a prendere anche una seconda laurea in Francia, in tempi in cui le donne non riuscivano ad affermarsi nello studio o in una carriera. Ha insegnato francese e poi è stata preside… non sa quanti la ricordano… Probabilmente Asola e la provincia le andavano strette, avrebbe potuto fare molto di più, ma ha cercato comunque di interessarsi a tutto ciò che la circondava. Io non lo ricordo perché ero piccolo, ma si è occupata anche di politica locale. E’ stata una donna che ha precorso i tempi e ha lasciato un segno».
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