Minaccia con il coltello e la pistola alla testa il commerciante di auto

Il rivenditore di Quingentole ha denunciato due acquirenti residenti a Bergamo che gli dovevano  oltre 35mila euro per due veicoli. Quando li ha raggiunti per ottenere il dovuto è stato minacciato con armi alla mano

QUINGENTOLE. Truffa e minaccia aggravate: con queste accuse un rivenditore di auto di Quingentole ha denunciato alla procura L.G., 34 anni, residente nel Bergamasco e il compagno C.G., 32 anni. Il commerciante, che si occupa in modo particolare di prototipi da gara, nell’aprile scorso viene contattato da un amico che gli riferisce che il nipote C.G. è intenzionato a entrare nel mondo dei prototipi. Il commerciante mantovano lo mette in contatto con il fratello che abita nel Pescarese, il quale riesce a vendere al cliente due prototipi. Qualche giorno dopo l’uomo e la compagna approdano nel Mantovano e mostrano al rivenditore di Quingentole le auto acquistate dal fratello e decidono di comprare da lui anche un camper e un’auto, una Audi A3. I passaggi di proprietà vengono pagati dal rivenditore che rimane in attesa dei bonifici: 15mila euro per il camper e 12.500 per l’auto. Che però non arrivano. L’acquirente si scusa e dà la colpa della banca. Il rivenditore comincia però a tempestarlo di telefonate. Inutilmente. Decide quindi, insieme al figlio e a un’altra persona di andarlo a trovare a casa, a Bergamo. Dopo aver suonato ripetutamente il campanello lo vede spuntare con un grosso coltello da cucina in mano, deciso a respingerlo con un’accusa, in realtà un pretesto: «Sei un un truffatore, una delle auto che mi hai venduto ha dei problemi».

Stando alla denuncia presentata in procura, il venditore sarebbe anche stato preso per il collo e minacciato: «Vattene, se non vuoi che ti scanni davanti a tuo figlio». A quel punto il commerciante di auto gli propone di riacquistare i veicoli accollandosi anche il passaggio di proprietà ma l’acquirente sostiene di aver portato le vetture alla guardia di finanza di Bergamo, circostanza risultata però non vera. Il rivenditore fa un ultimo tentativo e raggiunge C.G. in ufficio a Bergamo. Quest’ultimo, per tutta risposta, estrae una pistola e gliela punta alla testa. «Vattene». Inevitabile la denuncia, con la richiesta dell’avvocato alla procura di sequestro delle auto mai pagate.