Delitto Favorita, l’arrestato accusa il complice in fuga ed è caccia all’uomo in tutta

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L’interrogatorio in carcere: «Non sono stato io a sferrare i colpi mortali di mazza da baseball».Sentito dai carabinieri in ospedale anche il superstite caduto in coma subito dopo l’aggressione

MANTOVA. Il 35enne di Suzzara, arrestato dai carabinieri di Mantova con l’accusa d’aver aggredito e ucciso con una mazza da baseball il giovane albanese sul piazzale dell’ipermercato La Favorita il 2 luglio scorso, scarica la colpa del delitto sul complice, ricercato dalle forze di polizia di tutta Europa. Lo ha detto nel corso del suo interrogatorio di garanzia: «Non sono stato io a uccidere». Sull’identità del ricercato la procura di via Poma continua a mantenere il più stretto riserbo nel timore che possa far perdere definitivamente le sue tracce. Potrebbe essere ovunque, dicono gli investigatori.

Ma c’è anche un altro motivo di preoccupazione, già espresso a suo tempo dal sostituto procuratore Fabrizio Celenza, titolare dell’indagine. I connazionali della giovane vittima hanno promesso di vendicare la sua morte. Il cartello messo su una corona di fiori nl luogo dell’omicidio parla chiaro: al sangue si risponde con il sangue. Un aiuto alle indagini potrebbe venire da Pierfrancesco Ferrari, il 35enne di San Giorgio Bigarello risvegliato dal coma ma ancora ricoverato all’ospedale, che è già stato sentito dagli inquirenti.

Il tribunale del riesame non si è ancora espresso sulla richiesta di scarcerazione o di arresti domiciliari avanzata dal difensore del presunto omicida. La decisione è comunque attesa a breve. «Ero presente al fatto quella notte – avrebbe ammesso nel corso dell’interrogatorio il presunto assassino – ma non sono stato io a uccidere». Per poi aggiungere che i primi ad aggredire sarebbero stati il giovane albanese e l’amico che stava con lui. «Ho dovuto difendermi» ha detto al giudice. L’uomo, lo ricordiamo, è stato identificato grazie alle testimonianze di alcuni clienti dei paninari che quella notte erano al lavoro nel piazzale che fronteggia il centro commerciale La Favorita: avrebbero visto i quattro fronteggiarsi e assistito a tutte le fasi dell’esplosione di violenza. Armi del delitto: una mazza da baseball e una bottiglia.

Ciò che resta ancora oscuro è il movente. Più volte si è pensato alla droga, visti i precedenti di una delle persone coinvolte, ma l’ipotesi non ha trovato al momento conferma, a meno che Pier Francesco Ferrari, dal suo letto d’ospedale, non abbia chiarito questo aspetto.

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