Mantova, associazione a delinquere per il giro di Belfanti: ecco chi sono gli 8

Import di auto: per otto persone la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio. Figuravano ai vertici di società italiane ed estere

MANTOVA. La procura di Mantova ha chiesto il rinvio a giudizio per otto persone tutte accusate di associazione a delinquere insieme Pier Vittorio Belfanti, già processato in separata sede e condannato dalla Corte d’appello di Brescia a cinque anni di reclusione. A finire nei guai Gaetano De Rosa, 43 anni, di Reggio Emilia, Gianni Dondi, 58 anni, di Mantova, Paolo Ferri, 52 anni di Brescia, Luigino Fontana, 72 anni, di Grosseto, Lorenzo Gaspari, 31 anni, di Mantova, Eddine Salah M’hamdi, 34 anni, di Mantova, Giulio Adolfo Menconi, 72 anni di Calvagese di Riviere in provincia di Brescia e Marcello Vecchiolini, 32 anni, di Mantova. Secondo l’accusa si sarebbero avvalsi di alcune società con sede all’estero, formalmente venditrici di auto importate in Italia dalla Germania con emissioni di fatture, fittiziamente interposte nella catena commerciale al solo fine di evadere l’Iva.

Si tratta della Tumiatti Broker Service srl con sede in Romania, della New Cars Sofia Ltd (Bulgaria), della Sports Kars Sofia Ood (Bulgaria) della Ilizwe Invest Sro, con sede nella repubblica Ceca e della Euro Jars Sofia Ood (Bulgaria). Ma anche di società con sede in Italia: la Media Service srl, con sede legale e operativa a Mantova in via degli Spalti, la Gold Car srl, con sede a Mantova in via Parma, amministrata da Luigino Fontana ma di fatto, come per tutte le altre, da Piervittorio Belfanti; la Formula Auto srl, amministrata da Gianni Dondi, la Formula Wagen srls, amministrata sempre da Gianni Dondi, la Car Gas srl, con sede legale a Bagnolo in Piano in provincia di Reggio, amministrata da Gaetano De Rosa e infine la Ktm Srls, con sede a Mantova, amministrata da Lenos Canobbio. Sempre secondo l’accusa tutti questi soggetti, attraverso le società citate, avevano formato l’associazione a delinquere commettendo numerosi reati di truffa e falso, oltre che di evasione fiscale.

Nel luglio dello scorso anno a Belfanti erano stati sequestrati beni per oltre sette milioni. La misura di prevenzione patrimoniale emessa dal tribunale di Brescia era stata eseguita dalla Guardia di finanza di Mantova. Successivamente le Fiamme Gialle avevano intrapreso complessi accertamenti economico finanziari riscontrando, nel periodo 2002-2017, una netta sproporzione tra i redditi dichiarati, da lui e dal suo nucleo familiare, rispetto ai beni posseduti. Anche per interposta persona fisica o giuridica, in poche parole in presenza di prestanomi. In definitiva Belfanti, secondo gli investigatori della Finanza, aveva un tenore di vita e una disponibilità di beni non compatibili con gli esigui redditi dichiarati, «tanto da far comprendere che traeva il proprio sostentamento dal profitto di condotte illecite».

L’udienza si è tenuta ieri mattina davanti al giudice per le indagini preliminari Matteo Grimaldi e al pubblico ministero Giulio Tamburini. Si è reso…