Fanghi tossici nei campi dell’Alto Mantovano: per il M5S ora serve uno stop

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Interrogazione al Pirellone. E sul direttore dell’Aipo: «È indagato, gli va sospeso l’incarico»

MANTOVA. Continua a far discutere il caso fanghi al veleno nei campi. Nei due anni di indagine della Forestale di Brescia si sono ricostruiti 12 milioni di profitti illeciti, 150 tonnellate di fanghi inquinati contaminati da metalli pesanti e idrocarburi, spacciati per ammendanti e smaltiti su 3mila ettari, parte dei quali nel Mantovano.

L’ipotesi è che i fanghi degli impianti di depurazione (la Lombardia li importa e gestisce gli escrementi di un italiano su tre) venissero smaltiti sui terreni saltando per motivi economici le operazioni per abbattere la carica batterica e inertizzare gli inquinanti e cioè trasformare i fanghi in “gessi di defecazione”. All’interno dei siti della bresciana Wte, invece, non solo non si lavoravano i fanghi inquinati, ma vi si aggiungeva acido solforico preso dalle batterie esauste.

Non sapendo di essere intercettati, alcuni indagati fra loro dicevano di dover stare attenti dal Movimento 5Stelle. «Vogliono far prendere gli impianti dagli enti pubblici». «L’importante è che non li classifichino come fanghi, se no è un disastro». Tradendosi quindi, perché sapevano bene di operare all’interno di una falla normativa.

La preoccupazione per l’operato dei 5Stelle era reale e la dimostrazione sta nella doppia interrogazione che il Movimento ha presentato in Regione e che sarà discussa l’8 giugno. Nella prima, si chiede che la Regione riprenda in mano la risoluzione sui fanghi da depurazione e i gessi di defecazione con la quale si introdurrebbe un regolamento più restrittivo, in mancanza di linee guida nazionali. Cosa che già molti Comuni hanno già fatto, compresi molti mantovani, fra i quali quelli della Bassa. Il regolamento tipo era stato elaborato anche grazie al lavoro dell’onorevole pentastellato Alberto Zolezzi,

Nella seconda si punta il dito contro il direttore dell’Aipo, Luigi Mille, che risulta indagato nell’inchiesta per il reato di “traffico di influenze illecite”.

L’interrogazione chiede di conoscere quale sia la natura delle relazioni intercorse sul fatto con l’assessore Fabio Rolfi e altri. E, che per «il principio di precauzione e a fini cautelativi», la Regione si attivi con il comitato di indirizzo di Aipo per ottenere la revoca o la sospensione dall’incarico del direttore. Azione sulla quale la Regione dovrà prima verificare la sussistenza di presupposti giuridici, trattando di un organismo non regionale

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