Bat Yam e Lod, dove va in pezzi la convivenza- Corriere.it
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DAL NOSTRO INVIATO
BAT YAM Sulla vetrina stava scritto Victory, in inglese. Per sapere che la gelateria propriet di una famiglia araba bisogna esserci andati fin da bambini, fino alla sera prima, a scambiare qualche parola con quei vicini di strada e di voglia di rimanere a galla tra i palazzoni di Bat Yam, in fondo a Tel Aviv e ai pensieri dei politici a Gerusalemme. Individuare il locale che offre il narghile da fumare seduti sui divani — alla araba, appunto — pi semplice. O il venditore di falafel, anche se le polpettine di ceci fritte sono considerate cibo nazionale dagli israeliani ebrei quanto da quelli di origine palestinese.
Non sono giorni da dispute su chi prepari l’hummus migliore o riesca a mangiarne di pi. Sono giorni di rabbia e di squadracce con le magliette nere che hanno devastato un negozio dopo l’altro sul lungomare, a terra restano i vetri e i cocci di una convivenza che per ora non sembra pi possibile. Hanno spaccato tutto quello che per loro esalava di altro, di altri, anche la testa di un uomo pestato mentre tentava di proteggersi a terra. Viene da Ramle, un’altra citt dove gli arabi rappresentano un quarto della popolazione — sono il 20 per cento in tutto il Paese — un’altra citt dove la coesistenza saltata. Gli ultranazionalisti hanno tentato di marciare verso Giaffa, volevano vendicare le sinagoghe bruciate a Lod (nella notte che il presidente Reuven Rivlin ha definito un pogrom), la caccia ai residenti ebrei.
Alla rotonda che segna il confine con la zona a maggioranza araba hanno trovato la polizia antisommossa. Solo l. A impedire che lo scontro coinvolgesse Tel Aviv, dove ieri una troupe televisiva stata malmenata dagli estremisti di destra e un soldato che camminava per Giaffa stato assalito da arabi.
Gili abita dal 2003 attorno a via Yefet, nell’antichit era parte della strada che arrivava gi fino a Gaza, resta la pi vivace e ingorgata di Giaffa. Gili va a letto tardi e si sveglia presto, da quando davanti alla porta di casa si sono incrociate le sue notti di telavivi festaiolo con le albe dei pescatori arabi. Da allora non ha smesso di lavorare con loro, di aiutarli a sbrogliare la matassa di reti delle leggi israeliane sulla pesca. Questa mattina sono andato al negozietto dove faccio la spesa e per la prima volta in vent’anni ho trovato la saracinesca abbassata. Dentro c’era Nasser, il proprietario arabo cristiano, in lacrime. Mi ha detto che non ha senso aprire, le gente sta in casa. Non la paura dei razzi. questa violenza tra di noi. Sono cresciuto ad Haifa. La chiamano la citt della coesistenza. Sono ebreo, per me e gli arabi che conosco esistenza: tra la gente del porto conta solo quanto rispetti il mare e se riesci a tenere la barca.
Quello che sembra aver perso il controllo del timone il premier Netanyahu. Adesso il governo ha deciso di imporre il coprifuoco a Lod e dalle 5 di ieri pomeriggio nessuno pu entrare nella citt: durante i disordini di marted un arabo stato ucciso da un ebreo israeliano, ieri un ebreo stato ferito, dai video gli spari nelle strade risuonano come durante una battaglia. Il cordone di agenti non sta impedendo al caos — siamo…
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