Ecco l’iter per i sanitari no vax mantovani: deciderà il medico del lavoro

Gli elenchi degli irriducibili inviati in Regione e agli ordini professionali. Poi il colloquio per valutare se hanno valide ragioni per rifiutare

MANTOVA. Non sono ancora vaccinati nonostante l’obbligo e il rischio di ritrovarsi sospesi dal servizio e senza stipendio. Sono dell’Asst di Mantova, poco meno di trecento, e non risulta abbiano ricevuto nemmeno la prima dose di vaccino. Non son tutti no vax, perché tra loro risultano anche gli esonerati per motivi di salute (gravi allergie o particolari patologie) e coloro che si sono ammalati di Covid e hanno già sviluppato gli anticorpi.

All’inizio della campagna vaccinale erano circa 400 gli irriducibili dell’Asst, ma da allora hanno cambiato idea in 120, un po’ grazie all’opera di convincimento messa in atto tramite uno sportello di consulenza e informazione, e un po’ perché nel frattempo la campagna vaccinale è andata avanti e ha coinvolto molti colleghi in camice bianco. È il passaparola ha spinto molti a farsi vaccinare.

Ma che cosa succederà a quelli che non sono disposti a cedere? Dal 7 aprile con decreto è stato sancito l’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari, pena lo spostamento ad altre mansioni in cui risulta limitato ogni contatto a rischio contagio. Quando l’assegnazione a mansioni diverse non è possibile, scatta il periodo di sospensione senza stipendio.

Provvedimenti, però, al momento non ne sono stati presi. L’iter è lungo e complesso: chi si rifiuta è stato segnalato in Regione e poi all’ordine professionale che li ha sollecitati. Il passaggio successivo è il colloquio con la medicina del lavoro a cui devono fornire le motivazioni del rifiuto. Il medico del lavoro esprime un parere di idoneità o no. Ma in ospedale sono in molti sostenere che non si potrà fare a meno di queste figure professionali.