Mantova, il sindaco Palazzi chiede un incontro con la Moratti sul caso ospedale Poma
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Il primo cittadino: «Medici e infermieri vanno ascoltati, subito un tavolo istituzionale in Regione per ottenere più investimenti». E intervengono anche i consiglieri regionali Fiasconaro e Forattini e il Pd.
MANTOVA. «I medici e gli infermieri del Poma vanno ascoltati. Serve cambiare rotta o sarà sempre più difficile per l’intero territorio mantovano». Il sindaco di Mantova, Mattia Palazzi, è sicuro: la lettera dei 90 sanitari mantovani non va sottovalutata.
E per questo annuncia l’intenzione di chiedere subito all’assessore regionale Letizia Moratti un tavolo istituzionale e investimenti dopo anni di «indebolimento e smantellamento della nostra sanità pubblica territoriale e del nostro ospedale».
Ma nello specifico, sottolinea Palazzi, delle questioni poste dai professionisti del Poma, è la direzione dell’azienda a dover rispondere: «È la prima volta che un appello così nasce da chi vi lavora, ma questo dice chiaramente che il problema è serio e non posso che unirmi alla preoccupazione emersa. Sono certo essere la stessa preoccupazione della stragrande maggioranza dei cittadini mantovani. Da molti mesi e in più occasioni, pubbliche e no, chiedo, senza ottenere risposte, che sul futuro dell’ospedale Carlo Poma si apra un tavolo tra l’azienda ospedaliera e le istituzioni locali per conoscere come si intende recuperare nel post Covid e per dire chiaramente che siamo contrari a continue esternalizzazioni».
In più occasioni, anche sulla stampa, il sindaco aveva chiesto di fermare la scelta, da lui ritenuta sbagliata e controproducente, di esternalizzare fuori dalla città il punto prelievi e molte specialistiche.
«Nell’ultimo incontro con l’Ats – dice – ho posto il tema del necessario e urgente riequilibrio del numero di posti letto pubblici e la necessità di posti per la lungodegenza. Mantova dalla giunta regionale Formigoni in poi ha sempre perso posti letto ospedalieri pubblici. È giunto il momento di dire con chiarezza ai mantovani che futuro si pensa e si sta costruendo per il primo ospedale della provincia, evidentemente indebolito già prima del Covid».
Per Palazzi servono risposte convincenti e occorre pesare di più in Lombardia, «perché a differenza del cremonese e di altre province, qui, dalla Regione per il nostro ospedale arrivano i resti e così non si crea lo sviluppo di aree specialistiche e il potenziamento dell’attività diagnostica tramite l’acquisto di nuove apparecchiature. Dobbiamo riprenderci il diritto della nostra provincia ad avere alte specialità, servizi territoriali, servizi e diagnostica per la prevenzione e più posti letto pubblici, il diritto a una sanità pubblica efficiente e presente».
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