Rincaro materie prime e rifornimenti a rilento: allarme di Apindustria
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Aumenti dal 20 al 50% sul prezzo dell’acciaio, dei metalli e delle materie plastiche, con qualche impennata anche oltre il 50%. Difficoltà nei trasporti che rallentano i rifornimenti. Materie prime introvabili e domanda in salita. E il rischio, molto concreto, che non si tratti affatto di una crisi passeggera
MANTOVA. Aumenti dal 20 al 50% sul prezzo dell’acciaio, dei metalli e delle materie plastiche, con qualche impennata anche oltre il 50%. Difficoltà nei trasporti che rallentano i rifornimenti. Materie prime introvabili e domanda in salita. E il rischio, molto concreto, che non si tratti affatto di una crisi passeggera. È quanto emerge dall’indagine di Apindustria “Sos materie prime”: 570 le aziende interpellate dall’associazione, circa 200 quelle che hanno risposto al questionario, soprattutto piccole aziende (85% del campione) che danno lavoro a 6.500 persone. Il maggior numero di risposte è arrivato dal settore metalmeccanico (37,5 %) e da quelli alimentare, tessile e chimico, ma la ricerca mostra che il problema è sentito e generalizzato: le prime avvisaglie di incrementi fuori dall’ordinario ci sono state a inizio anno, e tra febbraio e marzo se n’è avuta la certezza. «Nessuno, però, ne parlava – dice Elisa Govi, presidente di Apindustria – e così abbiamo deciso di interpellare gli imprenditori. Abbiamo avuto conferma che la situazione è grave e che le aziende stanno registrando aumenti di almeno il 20% su quasi tutte le materie prime. I più elevati sono gli aumenti che hanno registrato gli acciai, i metalli, i polimeri e la plastica, ma tutti i prezzi stanno crescendo e la preoccupazione è che questo fenomeno possa diventare strutturale».
Nell’indagine sono state inserite anche due domande relative ai trasporti e alla preoccupazione per le possibili conseguenze sulle aziende: le risposte hanno confermato che le imprese temono le difficoltà nell’approvvigionamento. Già adesso ci sono grossi problemi a reperire i componenti elettronici, che arrivano in gran parte dalla Cina, e l’acciaio, ma qualche difficoltà la sta dando anche il legno.
«Questo fenomeno degli aumenti – prosegue Govi – crea effetti inaspettati. Le aziende possono andare in crisi anche per un eccesso di domanda a cui non possono o riescono a dare risposta anche a causa di questa difficoltà». Dati confortanti arrivano, invece, da un’indagine nazionale di Confimi Industria sul rischio di riduzioni occupazionali nei prossimi mesi: oltre l’89% delle imprese intervistate non ha intenzione di licenziare. A Mantova il dato è ancora più confortante, con solo il 7% delle aziende (il campione mantovano è di 160 aziende) che evidenzia il rischio di riduzioni di personale di una o due unità.
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