Mantova, processo al primario di oncologia. «L’altro medico disse: le cure sono

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In aula il marito di una malata deceduta: un dottore di Parma guardò le cartelle e consigliò a mia moglie una nuova terapia 

MANTOVA. «Mia moglie aveva un cancro al seno. Dopo le cure al Poma, non vedendo miglioramenti, ci siamo rivolti al primario di Oncologia dell’ospedale di Parma che, vedendo le cartelle cliniche, mi ha detto sorpreso: non è la terapia giusta». L’uomo, con la voce rotta dal pianto, ha ripercorso il calvario della moglie che era stata ricoverata all’ospedale di Mantova nel 2014. Dopo una serie di trattamenti decisi dal primario Cantore e dal suo staff, che secondo il vedovo non avrebbero sortito alcun effetto, con la terapia adottata a Parma la moglie avrebbe dato segni di miglioramento. Poi, però, l’aggravamento e la morte.

Il primario di Oncologia del Poma, lo ricordiamo, è a processo con le accuse di omicidio colposo, lesioni aggravate e falso in atto pubblico. Con lui altri tre medici del reparto: Roberto Barbieri, 53 anni, Carla Rabbi, 61 anni, Maria Donatella Zamagni, 64 anni (una quarta, Roberta Gaiardoni, 44 anni, è stata assolta in separata sede con rito abbreviato «per non aver commesso il fatto»). L’accusa di omicidio colposo contestata ai medici – che potrà risultare confermata o smentita al termine del processo – si riferisce a procedure diagnostiche e terapeutiche considerate dalla procura sbagliate. Nel corso dell’udienza di ieri sono state presi in considerazione i decessi di tre pazienti.

Altro capitolo di accusa sono le presunte violazioni della privacy: tre pazienti non avrebbero mai dato il consenso al dottor Cantore di pubblicare le loro foto scattate in reparto sul suo profilo Facebook. L’hanno confermato ieri davanti al giudice Giovanna Camillo. Secondo l’accusa, il primario l’avrebbe fatto per amplificare la propria statura professionale, senza avere però un consenso scritto e l’autorizzazione del garante per i dati personali.

Ultima a salire sul banco dei testimoni l’oncologa Beatrice Pisanelli che con la collega Francesca Adami aveva presentato un esposto in procura, contestando a Cantore l’utilizzo intensivo di pratiche chemioterapiche locoregionali, con la somministrazione di farmaci antitumorali ad alte dosi in precise aree anatomiche anziché farmaci mirati di ultima generazione. Accuse confermate anche nel corso della testimonianza di ieri.

La procura ha analizzato le cartelle cliniche di tre anni, a partire dal febbraio del 2014. La prossima udienza è stata fissata per il prossimo 15 giugno. In quell’occasione saranno sentiti i periti. —

 

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