Covid, donna diabetica di Mantova si offre per il test del vaccino ReiThera

Francesca, 48 anni, madre di due figli: è arruolata nella sperimentazione in corso del nuovo vaccino made in Italy.  «Felice di essere utile in questa battaglia: mio marito ha perso il padre per il Covid»

MANTOVA. Per anni ha sempre sognato di donare il sangue come il marito. Ma non ha mai potuto farlo per colpa di quel diabete di tipo 1 diagnosticato all’età di quindici anni. Poi un giorno viene a sapere da una collega del marito che è stata avviata la sperimentazione del nuovo vaccino anti-Covid made in Italy ReiThera e che stanno cercando volontari per testarlo. «Che sia la volta buona che un paziente definito fragile possa fare qualcosa per gli altri?» si è subito chiesta Francesca Merchiori, 48 anni, di Borgo Angeli, impiegata in uno studio tecnico e madre di due figli di quindici e diciotto anni. Poi la legittima riflessione e il timore di non essere accettata: «Tanto non mi prenderanno mai per colpa del diabete».

Ma tentare non costa nulla, anche perché il tarlo della donazione da quella casa non se n’è mai andato. Il marito, Francesco Bocchi, impiegato Mps, oltre che avisino ha sempre cercato di mettersi in lizza per donare anche il midollo osseo. Così parte la domanda di entrambi all’ospedale Borgo Roma di Verona dove al centro di ricerche cliniche hanno avviato la fase due della sperimentazione con ReiThera.

Risultato: marito scartato per una lieve ipertensione e moglie arruolata, nonostante il diabete, per testare il vaccino anche su questa categoria di pazienti.

«È stata una sorpresa – racconta Francesca – pensavo che il diabete fosse un ostacolo per partecipare alla sperimentazione di un nuovo vaccino e invece i medici di Verona mi hanno spiegato che la mia patologia andava ad arricchire la ricerca in corso. Per me è stata una grande gioia, finalmente posso fare anch’io qualcosa di utile per la ricerca scientifica».

Prima iniezione il primo aprile, la seconda già fissata per il 22 del mese. Ma prima dose di che cosa? «Non lo sappiamo – riprende Francesca, perché nessun sa quello che gli viene iniettato. In tutta Italia siamo circa novecento e divisi in tre gruppi. A un gruppo danno il vaccino, a un altro il vaccino e il placebo e a un terzo solo il placebo».

Nel frattempo, però, l’impiegata viene convocata al polo della Grana Padano Arena alla Favorita per fare il vaccino. «Sì, sarei dovuta andare mercoledì scorso ma ho rifiutato perché altrimenti avrei dovuto rinunciare alla sperimentazione». Francesca non sa se ha già ricevuto il ReiThera o il placebo, ma se avesse voluto fare il vaccino a Mantova avrebbe potuto chiederlo ai medici di Verona e in quel caso gli avrebbero detto la verità. Ovviamente a quel punto sarebbe uscita dal protocollo di ricerca.

«Premetto – precisa – che non mi sento una coraggiosa, semplicemente ho visto in questa cosa un’opportunità. Io da persona che rientra in una categoria fragile potevo davvero fare qualcosa di utile. Ho fiducia nella scienza e non mi sono mai preoccupata del…