Gazoldo, la procura sapeva di Luca e delle reazioni violente

Sì all’autopsia della madre. Sulla morte della donna c’è qualcosa che non convince. Il decesso per soffocamento non sembra essere messo in dubbio, ma occorre accertarne le modalità

GAZOLDO. Dopo una serie di conferme e smentite, l’indagine sulle morti violente di Licia Iori, 59 anni e del figlio Luca Zapparoli, di 27, comincia a delinearsi. L’ispezione cadaverica delle due salme, avvenuta all’ospedale di Mantova, ha indotto la procura a prendere due diverse decisioni: il nulla osta per la sepoltura del giovane e l’autopsia invece per la madre.

Oggi il magistrato conferirà l’incarico all’anatomopatologo che in giornata potrebbe anche portare a termine l’esame autoptico. Sulla morte della donna c’è qualcosa che non convince. Il decesso per soffocamento non sembra essere messo in dubbio, ma occorre accertarne le modalità. All’autopsia, con tutta probabilità, la famiglia delle vittime si farà rappresentare da un legale.

La domanda di fondo, poi, rimane sempre la stessa: si poteva fare qualcosa in più per evitare la tragedia? Quel che è certo è che la procura conosceva il caso e anche del ricovero forzato di Luca, dopo l’aggressione alla madre a febbraio. All’epoca, il pm che se n’era occupato aveva considerato l’episodio come lesioni. Quello che era accaduto a dicembre dell’anno prima (i colpi di pistola partiti per sbaglio durante la pulizia dell’arma da parte di Luca con schegge che avevano colpito la madre alle gambe) e l’episodio di febbraio trasformatosi in Tso, sono comunque stati dei campanelli d’allarme sul clima di grande tensione venutosi a creare in famiglia e che poteva rientrare nelle ipotesi del codice rosso.

L’attività di indagine della procura si concentrerà anche su come è stata organizzata l’assistenza psichiatrica per entrambi i soggetti sofferenti di patologie simili. —

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