Mantova zona rosso pallido: più pattuglie in giro ma centro pieno e gente a spasso

Il barista: «Clienti esasperati, non riusciamo più a tenerli». A Pasqua e Pasquetta stretta dei controlli nei parchi e giardini: vietati pic-nic e grigliate

MANTOVA. Rosso pallido. Un anno dopo, la Pasqua è ancora blindata, almeno sulla carta, ma il lockdown ha allentato le maglie. Basta mettere a confronto le foto di piazza Erbe. Aprile 2020: il deserto, attraversato soltanto da qualche raro passante a seguito del proprio cane. Ieri: bambini in corsa sul sagrato della rotonda, genitori a chiacchiera tra loro, capannelli di persone ferme sui pedali. Con la mascherina, però. E così pure in piazza Marconi e via Roma, attorno ai bar e fuori dei negozi, dove la fila diventa occasione di confronto. L’argomento è sempre lo stesso: il Covid in tutte le sue declinazioni. Dai vaccini alla didattica a distanza.

Il tono non vuole essere censorio – l’esasperazione è anche il sentimento di chi scrive – né di denuncia: che i controlli siano stati intensificati lo dicono le pattuglie e le divise in giro per la città. È evidente che, riverberata dal Viminale, l’imperativo del rigore s’accompagna alla consegna della tolleranza. «Massima severità per i casi più eclatanti» annunciava alla Gazzetta il questore Paolo Sartori. Il vero banco di prova saranno la Pasqua e la Pasquetta, nei parchi e giardini pubblici. Il meteo prevede pure sole, anche se la temperatura non sarà più quella estiva dei giorni scorsi.

Vietatissimi pic-nic e grigliate, consentito passeggiare ma guai ad assembrarsi. Ultimo Dpcm alla mano, gli spostamenti dovrebbero comunque essere sempre giustificati da «comprovati motivi di necessità». E l’attività motoria andrebbe praticata «in prossimità della propria abitazione». Ma tant’è. Il termometro sociale segna febbre, l’umore è pericolosamente in bilico tra rassegnazione e rabbia. A confermarlo è Mattia Pedrazzoli, titolare del bar Brasile, in via Calvi, e referente di categoria per Confcommercio.

«La gente è stufa – racconta – dopo un anno, non ha più la pazienza di rispettare le regole, anche perché le misure non hanno fermato i contagi. Un altro mese di sacrifici? Improponibile. Noi stessi facciamo fatica a gestire i clienti, non riusciamo più a tenerli. Siamo in zona rossa, sì, ma il centro è pieno, i mantovani sono tutti fuori. Incoraggiati anche dalla prospettiva del vaccino». Come se bastasse il miraggio della dose a difendere dal virus. Intanto, però, in Lombardia il tasso di occupazione delle terapie intensive è al 60%, il doppio rispetto alla soglia critica.

«La gente è tutta fuori» ripete Pedrazzoli, e chiunque abbia bazzicato i giardini o frequentato il centro in questi giorni di primavera assolata non può che concordare: domenica scorsa sui social rimbalzavano le foto dei tavolini di piazza Erbe occupati. Eccesso, protesta, incoscienza. Adesso quegli stessi tavolini sono impilati e stretti nell’abbraccio di un nastro biancorosso.

«Un anno dopo, non ci sono più parole – commenta Davide…