«A 12 anni sfasciai l’auto di papà. Ero ribelle, mamma mi fece seguire da un

Al cinema, nel film «Race for glory», in uscita giovedì 14 marzo e di cui è interprete e produttore, Riccardo Scamarcio dà il volto a Cesare Fiorio, capo scuderia della Lancia, che portò a un’epica vittoria contro i rivali dell’Audi, nel Campionato del Mondo di Rally del 1983. Quando aveva 12 anni, invece, prese di nascosto dalla nonna l’auto di papà e la sfondò finendo contro il muro. Lo ha raccontato l’attore, ospite di Silvia Toffanin a Verissimo. «Avevo 12 anni, ero convinto di saperla guidate, sapevo la cosa di frizione e acceleratore. Poi in realtà mi sono reso conto che era un po’ più complicato» ha spiegato. La nonna, con cui stava in quel momento «perché i miei genitori erano in vacanza, s’è messa sul divano com e se fosse morto qualcuno e a me venne la febbre per i sensi di colpa».
Del resto, Scamarcio ha avuto un’infanzia e un’adolescenza felice («sono stato un bambino molto amato»), ma in cui non sono mancate imprese spericolate. «Ero un bambino irrequieto, avevo tanta energia e il fatto di stare a scuola, seduto per cinque ore, mi faceva molta fatica. Ero iperattivo e lo sono ancora» ha detto, ricordando come la scoperta del teatro, a 15 anni, gli abbia svoltato la vita: « Il cinema, il teatro mi hanno salvato dal fatto che avrei potuto prendere delle strade magari sbagliate. Ero bello monello io». La mamma arrivò al punto di farlo seguire da un investigare privato. «Non sapevo di essere seguito, ma io l’ho seminato. Chiamò mia mamma e le disse: “suo figlio guida benissimo le macchine”». Oggi Scamarcio ha messo da parte gli eccessi, anche per amore di sua figlia Emily, 3 anni e mezzo, nata dalla relazione con la manager inglese, Angharad Wood (ora è legato all’attrice Benedetta Porcaroli). Emily è «Stupenda, sveglia, responsabile, spericolata e decisa. C’è da imparare dai bambini» ha spiegato Scamarcio, molto legato anche alla madre Irene Petrafesa pittrice e alle sue radici pugliesi. Il padre Emilio, è scomparso dopo una malattia durata un anno. «Con papà avevo un ottimo rapporto, ma c’era un certo pudore con noi, un uomo all’antica, che mi ha insegnato un maniera ossessiva l’onestà. Gli sono stato accanto fino alla fine ed è stata l’esperienza più forte della mia vita». La morte è una fase della vita « Ci sono dei cicli nella vita..bisogna trovarsi umanamente pronti a tutte le fasi e bisogna avere la capacità di riconoscere le cose importanti» ha aggiunto l’attore, spiegando di essere una persona «coi piedi ben puntati nelle mie radici, ma anche un sognatore. Sono ambizioso, ma anche una persona semplice e diretta. Facendo l’attore hai bisogno di vivere situazioni vere. Per questo difendo la mia vita privata. Altrimenti in scena che cosa racconto?» Nel film c’è un cameo di Lapo Elkann, che incontra suo nonno Gianni. «Con Lapo è nata una simpatia spontanea» conclude Scamarcio. Nel film spesso si parla di cose che spaventano. Quali le sue? «Poche cose, forse la morte. Però abbiamo modo nella vita di esorcizzarla con l’amore. Per cui amate, amatevi» esorta il pubblico in studio.