Da Bozzolo parte un appello per la pace nel nome di Milani e di Mazzolari

L’educazione alla pace è apparsa come un’emergenza a tanta gente, venuta un po’ da tutto il nord, che ha assiepato la parrocchiale di Bozzolo per il convegno Guerra alla Guerra: Mazzolari e don Milani profeti di pace. Relatori Rosy Bindi e don Bruno Bignami, già presidente della Fondazioni Mazzolari, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per i problemi sociali e il lavoro, nonché postulatore della causa di beatificazione di don Mazzolari. Moderatore Paolo Gualandris.

In apertura il parroco don Luigi Pisani ha letto il saluto del Papa, fatto pervenire attraverso il segretario di Stato Parolin: Francesco ha auspicato che il convegno fosse stimolo per l’impegno per la pace nel mondo. Ad aprire i lavori, il neo presidente della Fondazione Mazzolari Matteo Truffelli alla prima uscita pubblica: ha fatto notare come si è portati ad accomunare le due figure tra le più significative del cattolicesimo del ’900. L’attore e regista bresciano Luciano Bertoli ha letto pagine significative di entrambi i sacerdoti prima degli interventi di Bignami su don Primo e di Bindi su don Lorenzo.

Per Mazzolari, don Bignami si è soffermato sulla pace e su una sorta di anticipazione-condivisione delle idee di don Milani sull’obiezione di coscienza. Al ripudio della guerra Mazzolari perviene dopo un travagliato percorso iniziato col primo conflitto mondiale: partito come interventista, a contatto con la realtà elaborare il pensiero che non esistono guerre giuste ma solo ingiuste e a pagare sono sempre i più poveri. Data fondamentale di svolta è il 1941: rispondendo a un aviere, don Primo afferma che a un cristiano è sempre vietato uccidere, come poi elaborerà nel volumetto Tu non uccidere edito prima anonimo e con la firma solo dopo la morte.

Rosy Bindi, nel tratteggiare don Milani, ha detto come i due sacerdoti non si siano mai incontrati ma condividevano la stessa idea di Chiesa, di “scelta dei poveri” e di fedeltà al sacerdozio. Diversa era la loro provenienza: Mazzolari figlio di piccoli affittuari terrieri della pianura padana, Milani figlio della ricca, colta e cosmopolita borghesia fiorentina. Entrambi si sono trovati in una condizione solitudine ma mai di isolamento, contrastati anche dalle gerarchie ecclesiastiche ma sempre sostenuti da tanta gente. Don Milani non ha mai scritto pagine esplicite sulla pace come don Mazzolari, ma la sua importanza si evince dal suo pensiero e dai suoi scritti, in particolare dalla sua considerazione per la Costituzione italiana che ripudia la guerra e della democrazia, intesa come sovranità del popolo.

Comune è il detto che se Mazzolari incontrava un povero pensava che questi avesse bisogno di pane, mentre per don Milani della cultura e della parola per contare. Fondamentale sottolineatura di Bindi è l’importanza della scuola e della formazione per don Milani.

Dopo il pranzo, il convegno è continuato in 5 gruppi per un momento di confronto: condivisa la necessità di costruire una rete anche culturale che contrasti l’idea di guerra che oggi sembra dominante, e di impegnarsi per la formazione in questo senso delle coscienze nelle scuole, parrocchie e attività culturali….