Mantova, ecco la rivincita delle botteghe: presìdi di umanità nell’epoca Covid

MANTOVA. Molte rischiavano di chiudere, travolte dai tanti cambiamenti del nuovo Millennio. Gli acquisti sempre più rapidi, il digitale, il predominio pervasivo della finanza, della grande distribuzione. Ma le botteghe di paese, oggi si prendono una rivincita. Mentre il Covid continua a dilagare, Dpcm e lockdown restringono il raggio di dislocamento delle persone. Dalla regione, alla provincia, al proprio comune, una dimensione che sembrava dimenticata e che si riscopre oggi a misura d’uomo. Chiusi sempre più nelle proprie case, tanti cittadini sono stati obbligati a fare i conti con i servizi disponibili sotto casa. Sbattendo il muso, e magari aprendo gli occhi, di fronte alla realtà dei tanti piccoli negozi chiusi. Un deserto nel quale restano come rocce a combattere le onde piccole isole di “resistenza”. Che sono presìdi di umanità e non solo luoghi di scambio commerciale.

Di fronte agli spostamenti sempre più complicati, la gente esce per compere se ha necessità o è sicura dell’acquisto. Un solo colpo in canna, da sparare quando si è sicuri. Lo spiega Elisa Bettero, che, licenziata a novembre scorso da una catena internazionale, ha aperto e gestisce da sola un negozio di abbigliamento per bimbi a Rivalta. «Oggi si finalizza di più l’acquisto – dice -. Quando ero in un centro commerciale, venivano tanti clienti, ma pochi compravano. Oggi è il contrario. Il negozio è più vuoto, ma tutti acquistano. E in certi giorni faccio tanti scontrini come quando ero commessa».

Il negozio con meno gente fa cambiare anche la dinamica fra venditore e cliente. C’è più spazio per il dialogo, il contatto umano. E se l’acquirente non viene in negozio, si può sempre andare da lui. «Faccio diverse consegne a domicilio – continua Elisa -. Perché quando si è in un paese i rapporti sono anche personali. Si deve andare incontro al cliente che magari ha problemi o paura ad uscire. E lavoro su prenotazione, tenendo da parte i modelli visti sul sito internet, cosa che nelle grandi catene non si può fare».

Nuvolato di Quistello ha 250 abitanti. La vita nella frazione è quella di sempre, con più anziani e meno servizi. Scuole e Poste chiuse, ma chiesa, bar fruttivendolo e alimentari aperti. Di generazione in generazione, come spiega Donatella Leviè. «La fondazione della nostra attività di macelleria, gastronomia e alimentari risale al 1852, Io sono l’ultima generazione e la gestisco dal 1984». Il cognome è francese. Un luogotenente napoleonico che s’innamorò di una ragazza del posto, rimase in Italia e la famiglia apri una rivendita. Oltre alla stessa famiglia, anche il luogo è rimasto quello da 170 anni. Ma con il filo della storia si fa la rete della comunità. «Qui da sempre noi facevamo i “libretti” della spesa. La gente comprava senza pagare e veniva a saldare quando aveva i soldi, riceveva il saldo del latte o del lavoro dei campi. Oggi è diverso, anche se lo spirito è rimasto quello».