Il convegno organizzato dalla diocesi: «Le mafie contrarie all’etica cristiana»

Se qualcuno poteva stupirsi di trovare all’interno della Settimana della Chiesa mantovana un convegno con due poliziotti e il racconto della loro lotta alla mafia, trova risposta in queste parole di Calogero Rino Germanà: «Le mafie sono consorterie dedite al male, alla prevaricazione, al sopruso, tutto il contrario del messaggio cristiano». Il primo protagonista dell’iniziativa di martedì scorso nell’aula magna del Seminario, l’ex questore di Forlì e Piacenza, ha rivelato alcuni particolari dell’attentato del 14 settembre 1992 che testimoniano la sua fede.

«A Mazara del Vallo, quando iniziarono a spararmi, la prima cosa che ho pensato è stata “Madonna mia aiutami”, retaggio della grande devozione alla Vergine insegnatami da mia madre». Trovato un rifugio di fortuna mentre attorno a lui grandinavano pallottole di kalashnikov sparate del gruppo di fuoco composto da Matteo Messina Denaro, Leoluca Bagarella e Giuseppe Graviano, Germanà ha confidato: «In quei momenti mi sentivo tutt’uno con cielo e terra, in seguito ho scoperto un passo di San Paolo che diceva che Dio è il Tutto e ho capito cosa intendeva, perché io ero così».

Il vescovo Marco Busca, in apertura, aveva ammonito contro «una benevola mentalità in cui ci si scandalizza solo quando viene versato sangue». E ha proposto la “cura” ormai universalmente condivisa: «Una squadra di cultura che faccia da anticorpo a quella mafiosa». Ma se il lavoro della scuola e delle associazioni per la legalità è importante, fondamentale è la repressione delle famiglie mafiose. Ed ecco il secondo ospite protagonista di una lotta alla criminalità durata oltre trent’anni: Marco Mariconda, già alla questura di Mantova in diversi periodi e con diversi incarichi. Tanti gli episodi ricordati dall’investigatore, ora in quiescenza, del contrasto alla Stidda agrigentina: il tentativo di strangolamento subito da un detenuto stiddaro nel carcere di Termini Imerese, la mezza testa di maiale lasciata come ammonimento. Ma basilare per il successo delle indagini era la sua filosofia operativa.

«La mafia è fatta di famiglie – ricordava ai collaboratori – e anche noi come polizia dobbiamo agire come una famiglia». Supportata da un’altra considerazione: «I collaboratori di giustizia, da non confondere con i veri pentiti, demotivano gli investigatori, sono come le parole crociate con le soluzioni nell’ultima pagina. I mafiosi li devono scovare i poliziotti». Infine un’ultima rivelazione per inquadrare la vita e la carriera parallele di Germanà e Mariconda e spiegare la loro presenza nella Settimana della Chiesa: ogni giorno per quindici anni a turno per telefono iniziavano la giornata leggendosi vicendevolmente un passo della Bibbia.