Infiltrazioni mafiose e contratti pubblici: dalla prefettura stop a quattro ditte

Altre quattro interdittive ad allungare la serie di provvedimenti per spegnere gli appetiti criminali, e bloccare così sul nascere il tentativo d’inquinare l’economia locale attraverso la macchina degli appalti pubblici e degli affidamenti diretti. Sotto la lente del prefetto Gerlando Iorio, e del Gruppo ispettivo antimafia, sono finite quattro ditte di Mantova, Curtatone, Gonzaga e Poggio Rusco: tre attive nel settore dell’edilizia, una in quello della cura e manutenzione di parchi, aree verdi (comprese quelle di cimiteri), giardini pubblici e privati.

«Gli imprenditori, che – dagli elementi raccolti – intrattenevano rapporti economici e contatti con realtà criminali calabresi appartenenti ad ambienti ’ndranghetisti, sono stati destinatari di provvedimenti di informazione interdittiva antimafia e di diniego di iscrizione nell’elenco dei fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativi di infiltrazione mafiosa (White List)» informa una nota diffusa dalla prefettura. Le ditte in questione potranno ricorrere al Tar – per questo non è stato comunicato il nome – e continuare a operare sul mercato privato.

Il nodo da sciogliere è quello che le allaccia alle amministrazioni pubbliche: «Tali imprese hanno intrattenuto rapporti con enti del territorio, in qualche caso anche grazie ad affidamenti diretti di prestazioni e lavori – precisa la nota delle prefettura – l’adozione dei provvedimenti si è resa quindi necessaria per limitarne la capacità giuridica, impedendo alle società di avere rapporti con la pubblica amministrazione, in un’ottica cautelare e preventiva».

I valori tutelati attraverso la certificazione antimafia sono quelle dell’«ordine pubblico economico, della libera concorrenza tra imprese e del buon andamento della pubblica amministrazione». Bandite, quindi, le aziende che hanno soci opachi, oppure dipendenti dal profilo criminale in posizioni dirigenziali o, ancora, intrattengono rapporti con soggetti poco limpidi. Affrancarsi è possibile, ripulendosi degli elementi che possono inquinare scopi e affari.

Con queste quattro interdittive, il numero di provvedimenti antimafia sale a quindici negli ultimi tredici mesi: undici soltanto nel 2023. La sollecitazione è rivolta alle pubbliche amministrazioni, soprattutto a quelle che svolgono funzioni di stazione appaltante, «perché si rafforzi sempre di più una chiara percezione del fenomeno dell’infiltrazione mafiosa e, di conseguenza, una maggiore consapevolezza della necessità di dotarsi di strumenti, misure e accorgimenti utili per far fronte a tale situazione, soprattutto in chiave preventiva e precauzionale». Nel solco dell’attività di sensibilizzazione e formazione promossa dalla stessa prefettura.