La messa solenne chiude le polemiche: don Paolo si insedia a Castel Goffredo

Una cerimonia solenne, dal gusto antico, quella dell’insediamento del nuovo parroco don Paolo Azzini che, oltre alla parrocchia castellana, si occuperà anche di quella della frazione Casalpoglio. Non solo, come ha ricordato il vescovo Marco Busca, che ha presieduto la messa e accolto con il sindaco Alfredo Posenato il nuovo sacerdote in piazza Mazzini, «Azzini sarà anche referente dell’Unità Pastorale fra le parrocchie di Castel Goffredo, Casalpoglio, Castelnuovo, Casalmoro e Casaloldo. La cerimonia, aperta da una processione solenne all’interno della chiesa, ha visto presenti, oltre all’amministrazione Posenato, anche ex sindaci, la senatrice Paola Mancini, rappresentanti delle associazioni del territorio e del mondo industriale castellano e forze dell’ordine, oltre ai parroci dei comuni vicini. Una messa cantata, grazie al coro, con la presenza anche del mondo giovanile, come il gruppo scout e le realtà dell’oratorio. Il rito è stato trasmesso da Radio Alfa, network della parrocchia castellana.

L’invito del vescovo, una volta espletato il passaggio ufficiale di consegne da don Giuseppe Bergamaschi, già insediato a Parma e quindi non presente, a don Paolo Azzini, è stato chiaro: «Il vero messaggio è quello di Cristo, noi siamo sue sentinelle. Siamo chiamati ad ascoltare, confrontarci e parlare della verità, sempre con la consapevolezza della carità». E cita Pascal nella sua omelia. C’è spazio anche per un passaggio, sapientemente inserito, che non è di certo sfuggito ai più attenti. Nelle scorse settimane non era mancata la polemica relativa alla partenza di don Giuseppe. Il vescovo, senza farvi accenno diretto, ha però ricordato che «chi dice la verità è sempre vicino a Cristo; chi si perde in chiacchiere rischia l’effetto boomerang e di allontanarsi da Cristo e dalla verità».

Chiuse così, in modo chiaro, le polemiche, Busca ricorda che Azzini «possiede doti importanti da mettere al servizio di questo territorio per i prossimi nove anni. Dovrà conoscere, ascoltare, educare e guidare, aiutato dalla carità e dalla benevolenza, oltre che dalla vostra comunità che, ora, lo dovrà sostenere». In chiusura, prima dell’apericena di saluto elogia la Missione del Padre Nostro di don Giuseppe: «Tutto quel percorso non verrà disperso, è un tesoro prezioso per tutti».