Un cantiere nella città degli umarell

Di fronte alla classifica di gradimento dei sindaci italiani firmata Sole 24ore (che lo vedeva perdere qualche posizione e punto demoscopico percentuale), il sindaco Palazzi ha abbinato al suo commento l’annuncio di una app che ci darà in tempo reale la situazione dei cantieri attivi in Mantova. Forse convinto, freudianamente, che il disturbo dovuto a ruspe e deviazioni del traffico penalizzi il consenso transitorio alla sua persona e amministrazione. Può essere, in una città dove proliferano gli umarell da marciapiede e da tastiera, dove un fastidio diventa un’emergenza, dove 10 secondi persi sono un’eternità mentre il tempo scorre inesorabilmente immobile in tanta parte della stessa città. In realtà è stato lo stesso Palazzi ad aprire nei giorni scorsi un altro e ben diverso cantiere: quello del patto sociale, della nuova alleanza per Mantova, opera di grande impegno: immateriale ma ineludibile. Come la preoccupazione per una comunità sfibrata dalle crisi (Covid, caro energia, inflazione…) e oggi trasformata: con più di una crepa nel tessuto sociale, invisibile a chi alla parola degrado pensa ai magoni edilizi o al colore della pelle di chi anima piazze e aiuole sul far della sera. Le difficoltà sempre più nette dei cittadini a impattare questa transizione, un impoverimento collettivo, non cancellano i dati positivi del turismo o della crescita dei posti di lavoro, i segni percepibili di investimenti fatti e strategie avviate (welfare, lavori pubblici, università, verde…). Ma se i nuovi bisogni non saranno compresi e affrontati insieme, da tutti gli attori protagonisti sul territorio a cui il sindaco ha fatto appello, le smagliature diventeranno ferite contagiose per tutti. A volte serve anche un tavolo, il coraggio di guardarsi in faccia e non allo specchio. Più di quanto serva un tavolino del bar dove discutere se i lavori alla stazione sono in orario o fanno come i treni regionali in arrivo, quando capita, da Milano. Per poi lamentarsi, quasi indignati.