Symbola 2023: le città capitali della cultura e quel “titolo” da valorizzare

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Cosa significa diventare Capitale italiana della Cultura e cosa serve per trasformare un titolo in veicolo di crescita sociale, culturale ed economica. Il seminario estivo di Symbola ha messo a confronto, ieri pomeriggio al Bibiena, le esperienze di Mantova, Bergamo, Parma, Pesaro e Agrigento attraverso le parole dei rispettivi primi cittadini.

Tanti i punti di contatto tra le diverse esperienze, ma anche le peculiarità nel background e soprattutto nell’espressione che ogni “capitale” ha saputo dare alla propria designazione, fino a sviluppare buone pratiche pronte per essere replicate. Unanime la convinzione che non si può esaurire tutto in un anno d’oro.

Per Matteo Ricci, sindaco di Pesaro che sarà Capitale il prossimo anno, «questi riconoscimenti hanno valore economico se riesci a farli depositare nell’opinione pubblica italiana e straniera. Bisogna lasciare il segno per almeno un decennio». Il titolo è, quindi, un’opportunità sotto molteplici aspetti. C’è quello di ricucire il territorio. «Abbiamo capito che bisognava mettere in campo ogni frammento delle due province. Abbiamo colto questo spunto per ridurre la distanza tra territori vallivi e pianura attraverso processi partecipativi estesi», ha detto Giorgio Gori, primo cittadino di Bergamo, Capitale in carica in tandem con Brescia. Il titolo serve poi a costruire un marchio. «È stato fatto un grande lavoro di city branding. Ora vediamo un trend turistico crescente, che ne dimostra l’efficacia», testimonia Michele Guerra, alla guida di Parma che ha dovuto anche fare i conti con una programmazione messa in pausa dal Covid. La cultura può anche essere veicolo sociale. «È stata vincente la scelta di coinvolgere tutto il territorio, compresa Lampedusa, e di parlare anche di migranti», è il racconto del sindaco di Agrigento Francesco Micciché; la sua città sarà capitale nel 2025. C’è, infine, l’occasione di cambiare. «Per Mantova una direttrice fondamentale è stata quella della rigenerazione urbana per recuperare intere aree – spiega il sindaco Mattia Palazzi – È la dimostrazione che anche le città storiche possono cambiare».




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