A rischio i finanziamenti Pnrr del raddoppio ferroviario tra Mantova e Piadena

È una corsa contro il tempo quella ingaggiata dal commissario Chiara De Gregorio per far sì che vengano rispettati i tempi per la costruzione del raddoppio ferroviario tra Mantova e Cremona. Per quest’opera, molto attesa dai mantovani per velocizzare il collegamento in treno con Milano, sono a disposizione 165 milioni di euro provenienti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza: l’Unione europea li ha concessi a patto che si rispettino i tempi fissati per spenderli e, quindi, per terminare i lavori a cui sono finalizzati. I 34 chilometri di doppio binario tra Mantova e Piadena dovranno essere pronti per il 30 giugno 2026.

Su questa data non sono previste deroghe da parte dell’Europa. In Italia lo sanno bene tutti. A cominciare dal commissario nominato dal governo, che sta guardando se non con preoccupazione almeno con scrupolosa attenzione al cronoprogramma dei lavori.

«Il commissario De Gregorio è riuscita a chiudere la conferenza di servizi a tempo di record – osserva l’ex deputato Matteo Colaninno che di quell’opera è il padre putativo avendola seguita fin dall’inizio, sia quando sedeva in parlamento sia adesso che ne è uscito – in un anno ha messo d’accordo tutti gli enti interessati su un’opera da oltre mezzo miliardo di euro, e questo non era scontato». Per questo sarebbe un peccato mortale non riuscire a costruire il doppio binario.

Qualche motivo di preoccupazione, sui tempi di realizzazione, emergono leggendo il disciplinare di gara. L’opera dovrà essere realizzata in 1.394 giorni (in 679 solo quei lavori riferiti alla nuova viabilità che si renderà necessaria con l’eliminazione dei passaggi a livello) dalla consegna dei cantieri. In questi giorni è in corso l’esame delle tre offerte pervenute e, se tutto filerà liscio data la complessità dell’opera e l’ammontare dell’esborso finanziario, i lavori dovrebbero essere consegnati alla ditta aggiudicatrice a settembre. A quel punto, i tre anni e dieci mesi scadrebbero a luglio 2027, ben oltre la data fissata dal Pnrr. Si perderebbero, dunque, i 165 milioni dell’Europa? No, sono convinti in Rfi. Con la strategia di gara messa in atto sarebbero riusciti a prevedere il rispetto dei tempi per tutta la parte cofinanziata dal Pnrr.

Poi ci sono gli altri 440 milioni che sono dei governi Renzi, Gentiloni e Draghi, e non sono soggetti ad alcun termine temporale di spesa. Il vero cronoprogramma, poi, sarà noto solamente una volta che l’opera sarà aggiudicata. Nelle offerte che si stanno esaminando si terrà conto anche di quelle delle ditte sulla velocità dei lavori: più accorceranno quei 1.394 giorni messi a base di gara, più verranno premiate in sede di gara con un punteggio più alto ai fini dell’aggiudicazione dell’appalto. Su questo “sconto” si confida molto. Il commissario e i tecnici faranno di tutto per chiudere entro il 30 giugno 2026 i lavori finanziati dal Pnrr e non perdere i soldi dell’Europa, in modo da proseguire tranquillamente con i fondi governativi. Per il cui utilizzo avranno un anno di tempo in più a disposizione con cui recuperare il ritardo accumulato durante l’iter autorizzativo.