Mario Vargas Llosa “ha vinto il Covid”: l’annuncio del figlio

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Lo scrittore peruviano naturalizzato spagnolo Mario Vargas Llosa, 86 anni, Premio Nobel per la Letteratura 2010, “ha battuto il Covid” ed è stato dimesso dall’ospedale di Madrid dove era stato ricoverato la settimana scorsa dopo aver contratto il coronavirus. L’annuncio è stato dato oggi sui social dal figlio Alvaro. “Ora il recupero continuerà a casa”, ha aggiunto il figlio su Twitter, pubblicando una foto del celebre padre, che indossa una tuta sportiva, insieme ai tre figli Alvaro, Gonzalo e Morgana scattata in ospedale.

“Grazie alla scienza che salva le vite e al personale medico per la loro dedizione. Saremo sempre grati a loro: avete combattuto questa pandemia per anni. Tutta la nostra ammirazione a voi”, ha aggiunto su Twitter il figlio.

E sempre tramite il profilo Twitter del figlio, Mario Vargas Llosa – ultimo grande rappresentante di quella generazione di scrittori latinoamericani a cui appartenevano il colombiano Gabriel Garcia Marquez, l’argentino Julio Cortazar e il messicano Carlos Fuentes – ha fatto pubblicare una nota scritta a mano dopo essere stato dimesso dall’ospedale, in cui si legge: “Ho chiesto ai miei figli Álvaro, Gonzalo e Morgana di rendere pubblici i miei ringraziamenti al personale medico della clinica Ruber di Madrid per il buon esito del mio trattamento. E al resto del personale lo ringrazio per la loro devozione e amicizia”.

Ammirato per i suoi romanzi carichi di descrizioni delle realtà sociali ma criticato dai circoli intellettuali sudamericani per le sue posizioni conservatrici, Vargas Llosa abita a Madrid (dal 1994 ha assunto la cittadinanza spagnola) dopo aver vissuto a lungo a Londra. Scrittore, critico e giornalista, è una figura centrale della rinascita della narrativa ispanoamericana. In Italia la sua intera opera letteraria è pubblicata da Einaudi. Ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti tra cui i premi Principe delle Asturiae, Cervantes, Grinzane-Cavour alla carriera e la presidenza del Pen Club International.

“La città e i cani” (1963) è il dissacrante romanzo d’esordio: bruciato in piazza in Perù, ottenne larghi consensi in Europa. Hanno fatto seguito “La casa verde” (1966) e il romanzo politico “Conversazione nella cattedrale” (1969). “Pantaleón e le visitatrici” (1973) ha inaugurato un registro sottile, a volte comico, ironico, cui appartiene anche “La zia Julia e lo scribacchino” (1977). Ha sperimentato il genere giallo dal risvolto sociale (“Chi ha ucciso Palomino Molero?”, 1986). Tra le ultime opere: “La festa del caprone” (2000), “Il paradiso è altrove” (2003), “Avventure della ragazza cattiva” (2006), struggente storia d’amore e di fuga, “Il sogno del celta” ( 2011), la biografia romanzata di Roger Casement, “La civiltà dello spettacolo” (2013), “Crocevia” (2016), “Il richiamo della tribù” (2019) e “Tempi duri” (2020).



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