Ius soli: italiani, ma fermi al palo. Ecco tutti gli atleti veneziani che

VENEZIA. I tratti somatici rivelano le origini oltre i confini del nostro Paese. Le loro famiglie si trovano in Africa, America Latina, Asia, ma loro sono nati qui, in Italia. In molti casi parlano il dialetto della loro città, ne hanno acquisito la cadenza. Eppure, per lo Stato italiano, continuano a essere cittadini di quei Paesi lontani che loro hanno visto magari soltanto una volta. E, in nessun modo, possono rappresentare l’Italia nella loro attività sportiva agonistica.

C’è il mestrino David Gauze, campioncino della velocità, nato e cresciuto in Italia, cittadino italiano (ma non del tutto) da cinque giorni, perché la sua famiglia è originaria della Costa d’Avorio. Fausto Desalu – uno dei quattro ragazzi d’oro della staffetta olimpica –, nato a Sabbioneta (Mantova) ma nigeriano di origine, per diventare cittadino italiano ha dovuto attendere i 18 anni. E non è stato l’unico caso di cittadinanza acquisita, alle Olimpiadi. C’è Daniela Mogurean, una delle “farfalle” della ginnastica ritmica, bronzo a Tokyo: di origini moldave, la sua stella è nata alla Vis Favaro. E poi Eyob Faniel, maratoneta nato in Eritrea, ma bassanese d’adozione e con un passato alla società Venicemarathon, dal 2016 al 2018, prima di passare alle Fiamme Oro Padova. Nel 2017, da “padrone di casa” fu proprio lui a vincere la maratona in laguna.

«Questi ragazzi, che danno lustro al nostro Paese, sono cittadini italiani. Si dice che lo sport sia strumento di integrazione, dimostriamolo a tutti gli effetti, semplificando l’iter per l’ottenimento della cittadinanza e, eventualmente, anticipando l’età. Non per ottenere più medaglie, ma perché parliamo di giovani che hanno diritto di rappresentare il loro Paese». Massimo Zanotto, delegato veneziano del Coni, si schiera al fianco del presidente Giovanni Malagò che, festeggiando i successi dell’Italia ai Giochi, ha chiesto l’introduzione dello “Ius soli sportivo”: «A 18 anni e un minuto, chi ha i requisiti deve avere la cittadinanza italiana e non iniziare una via crucis con rimbalzi tra Prefetture e Ministeri».

David Gauze, ad esempio, ha compiuto 18 anni il 29 giugno, ricevendo il via libera per l’ottenimento della cittadinanza solo cinque giorni fa. «Ma sto ancora attendendo tutti i documenti e temo che non sarà una procedura rapida», spiega. Situazioni come la sua sono più frequenti di quello che possiamo immaginare. «Questi casi riguardano uno sportivo su dieci», la stima di Gianfranco Bardelle, che è stato presidente veneto del Coni per vent’anni.

«Lo sport, nella sua quotidianità, è molto più avanti del resto della società. Tra i ragazzi c’è una perfetta integrazione, un senso di gruppo spesso eccezionale. Ma adesso bisogna uniformare la realtà alla legge», sostiene Gilberto Sartorato, presidente veneziano della Fidal, federazione di atletica.

I casi sono eterogenei, riguardano tutti gli sport e, anche, molti Paesi. «Nella mia società sono tesserati un ragazzo tunisino e uno thailandese», racconta ad esempio Luciano Favaro, presidente dell’Union Boxe, a Mestre. Mentre Giuseppe Ruzza,…