Remo Masiello ha perso la guerra ma resta simbolo del calcio “vero”

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Aveva 74 anni, in campo esaltò Trasporti Mantovani e Opel. In lutto l’Acm del fratello Ettore

MANTOVA. Remo Masiello, scomparso ieri all’età di 74 anni (era nato il 16 dicembre 1946), e Marco Sguaitzer (assentatosi il 2 marzo di 2 anni fa) sono accomunati da un destino brutale: alfieri mantovani dello sport più bello del mondo, uomini d’oro, hanno chiuso la loro esistenza schiavi di tremori incontrollabili, il primo, e bloccati in un guscio il secondo. Remo Masiello, di professione farmacista e fratello del presidente del Mantova Ettore, è stato fra i campioni (sì, campioni) più amati nel calcio del weekend, quello messo in pratica il sabato o la domenica e discusso o studiato al bar con gli amici nella teoria per il resto delle 168 ore settimanali. Re dei tre campi del Te all’epoca disponibili, o in alternativa dei terreni del Cugola, Masiello è stato fra i perni dell’Autotrasporti Mantovani, poi Opel autosalone Minerva che al di là delle preferenze rappresenta la squadra amatoriale più prestigiosa della storia del calcio mantovano.

Gran signore nella vita, Remo-Mr. Hyde si tramutava in Masiello-Jekyll sul campo, truce come un eroe della Marvel, ma al triplice fischio riponeva la corazza da guerra per tornare lo sportivo, il frequentatore dell’Ugm o del bar Gasparini. Sinchè ha potuto è rimasto in campo, in seguito fece presenza fissa al Martelli per quel Mantova che da 60 anni era il grande amore, persino più di quello per il figlio Matteo, ma che troppo spesso lo cornificava con delusioni storiche dalle quali provava a consolarsi col “compagno di merende” Giuliano Longfils.

Remo era soddisfatto di quella barba folta, che gli dava anche un pizzico d’autorità in più verso l’ignoto interlocutore al quale toccava un istante dopo l’avvio del colloquio la constatazione che di fronte aveva non un Sandokan bensì una pasta d’uomo, buono e altruista come pochi. I suoi successi nel calcio sono frutti sorti dall’albero che lui e gli altri atleti della Mantovani, e dell’Opel poi, avevano saputo cogliere impegnandosi come forsennati di fronte a ragazzotti sicuri d’avere la meglio grazie all’età e invece surclassati. Quel gruppo è stato falciato con violenza: Tornieri, Trombini, Grasso, Fogolin e Scagliarini, anche il masseur Pipero Affini e il guardalinee Schiaffino ora han ritrovato l’amico d’un tempo.

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