Welfare, Capelli (Cisco): “Lavoro remoto e nostre tecnologie hanno garantito
(Adnkronos) – “Già prima della pandemia, Cisco aveva lo smart working nel proprio Dna, partendo dal principio che il lavoro non è dove sei ma ciò che fai. Il nostro primo pilota risale infatti al 2005 e da lì abbiamo costruito un percorso fatto di fiducia e responsabilizzazione personale, che va oltre il cartellino. La pandemia ha significato rinunciare alla libertà di scelta offerta da Cisco, ma il lavoro da remoto e le nostre tecnologie hanno garantito continuità sugli obiettivi durante lo stato di emergenza”. A dirlo, in un’intervista all’Adnkronos/Labitalia, Stefania Capelli, people & communities business partner South Europe Cisco.
“Il nostro compito – spiega – è ora rompere quest’abitudine, ricordando che il lavoro si può svolgere da casa, in ufficio o in mobilità e la scelta dello spazio può essere intenzionale, in base al tipo di attività da svolgere, necessità personali e sensibilità. Lavoro ibrido significa dare spazio a tutti indipendentemente da dove si trovino, sapendo che oggi il 98% dei meeting avrà comunque almeno un partecipante da remoto. La metà dei nostri dipendenti era in ufficio da quattro a cinque giorni alla settimana prima della pandemia, ma i dati ci dicono che ora meno del 25% vuole essere in un ufficio per tre o più giorni e proprio su questa base stiamo costruendo il nostro modello di futuro del lavoro.
“C’è una terza via – rivela – che stiamo esplorando: il lavoro diffuso. Con il giusto mindset e la giusta infrastruttura tecnologica il lavoro può essere svolto ovunque, in mobilità, dai clienti, in luoghi non tradizionalmente pensati per gli hybrid workers. Coniugare lavoro e benessere personale è l’altro elemento chiave, riducendo il tempo di commuting e favorendo nuove formule di contaminazione anche fuori dall’azienda. Da qui nascono sperimentazioni che Cisco sta facendo per esempio sulle città da 15 minuti”.
“Il progetto Venywhere – spiega – in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari ne è un esempio: 16 dipendenti dal Sud Europa stanno infatti lavorando da 3 mesi a Venezia in spazi di co-working non tradizionali, per supportare lo spopolamento della città. Stiamo ripensando anche ai nostri uffici, per ridisegnarli all’insegna della collaborazione e ampliarne il perimetro attraverso una rete di ‘co-working hub’, spazi che i nostri dipendenti possono utilizzare grazie all’ecosistema di innovazione sviluppato da Cisco in Italia con molteplici partner del mondo privato e/o accademico”.
“Nel rispetto delle esigenze dei singoli – sottolinea – abbiamo incentivato tutti i leader a organizzare degli incontri con i propri gruppi di riferimento, per scegliere insieme come riorganizzare le attività”.
“Nessuna imposizione dall’alto – avverte – da applicare a tutti o giorni della settimana predefiniti; abbiamo lasciato ai gruppi di lavoro la possibilità di stabilire le proprie regole, offrendo come azienda suggerimenti, buone pratiche e condividendo esempi di successo per supportare l’hybrid work. Tutto questo è stato utile ai leader per costruire rituali di collaborazione interna ed esterna più…
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