Ruffini: «La sfida della Chiesa è la pace»

In quarantacinque anni di carriera giornalistica, ha firmato da inviato servizi sulla strage di Bologna o sul terremoto dell’Irpinia (per il Mattino di Napoli, per il Messaggero di Roma), ha diretto Giornale Radio Rai, Rai Tre, La7, TV2000 e Radio InBlu. E dalle emittenti della Conferenza episcopale italiana ora è il primo laico a capo di uno dei sedici dicasteri della Santa Sede. Uno dei maggiori, quello della Comunicazione, istituito da Papa Francesco nel 2015, con 570 dipendenti, cinquanta redazioni per altrettanti idiomi del mondo. Paolo Ruffini è stato ospite in Diocesi, in visita privata a Mantova dove ha radici familiari.

Mantovano di Palermo

Nato a Palermo 67 anni fa, è figlio di Attilio che fu partigiano, avvocato del foro di Mantova, segretario Dc (poi lasciò la palazzina liberty di viale della Repubblica e si trasferì in Sicilia per sposare Nuccia) ed è pronipote del cardinale Ernesto Ruffini, nato a San Benedetto Po e divenuto nel dopoguerra vescovo a Palermo.

Da Ballarò al Vaticano

Dopo aver aumentato lo share delle reti che ha diretto, aver ideato Ballarò (con Giovanni Floris), aver riportato Report in prima serata, aver trasmesso durante la pandemia la messa quotidiana del Papa in Santa Marta (poi imitato da tutte le reti), ora da via della Conciliazione, in Vaticano, con il ruolo di prefetto del dicastero, coordina l’intero sistema comunicativo della Santa Sede. Un sistema complesso che comprende il sito ufficiale, la sala stampa internazionale, il portale Vatican News, il quotidiano L’Osservatore Romano, l’editrice Vaticana, Vatican Media, Radio Vaticana Italia (ogni giorno trasmissioni in cinquanta lingue), la storica Tipografia, la Filmoteca Vaticana. «La comunità cristiana – spiega – è grande come il pianeta terra». Ieri con lui nel palazzo Vescovile di piazza Sordello il nunzio apostolico (dal Rwanda all’Uruguay) monsignor Guido Pecorari, il vicario don Alberto Formigoni, e poi don Giancarlo Manzoli e don Giampaolo Ferri.

Le sfide da vincere

Prospettive, complessità e criticità dell’informazione, la buona comunicazione e la sfida dei social, i temi discussi in un tu per tu informale con la stampa. «Il messaggio del Papa sulla vera sapienza e sull’intelligenza artificiale è molto avanti rispetto alle riflessioni in atto nel mondo laico, è una riflessione più alta. Ci dice che non siamo soggetti passivi, è un mondo che aspetta di essere conformato da noi tutti». Ruffini parte dal messaggio di Papa Francesco in occasione della 57esima giornata mondiale della Pace per ricordare che ciascuno di noi può rendersi protagonista di una buona informazione. «Non siamo solo una miniera di dati, possiamo cambiare le regole, siamo il nostro tempo. Non siamo contro il mondo digitale governato da pochi, ma abbiamo il dovere di cambiarlo, senza rassegnarci perché c’è spazio – l’auspicio di Ruffini – per costruire cose belle, proponendo sistemi basati su ciò che è giusto».

Portatori di pace

E in un mondo dilaniato da guerre Ruffini ribadisce: «La guerra è un male in se stesso, la chiesa ha il dovere di dire che la soluzione è la pace: le persone si aspettano che la chiesa…