HIV: contrastare una proteina potrebbe regalare una migliore qualità di vita

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La continua attivazione del sistema immunitario nelle persone che vivono con l’infenzione da HIV provoca uno stato di infiammazione cronica che può innescare danni anticipati e amplificati ai sistemi cardiovascolari, nervoso, ai reni e alle ossa. Nella Giornata mondiale contro l’AIDS (World AIDS Day) che si celebra il 1 dicembre, una ricerca punta a migliorare la qualità di vita di questi pazienti, combattendo la causa di queste patologie concomitanti.

Patologie concomitanti. Ora che disponiamo di farmaci per sopprimere la replicazione e la carica virale dell’HIV, la gestione delle malattie associate all’infezione (comorbidità) è una delle principali sfide per chi si occupa della lotta contro l’AIDS.

Parliamo di tumori, epatiti croniche, problemi cardiovascolari, disturbi neurocognitivi, osteoporosi: «Queste comorbidità insorgono approssimativamente 15 anni prima nelle persone che vivono con HIV, una differenza che non si è assottigliata nell’ultimo decennio. Oggi non esiste un trattamento specifico per rallentare questo invecchiamento prematuro dovuto all’HIV» spiega Madeleine Durand, tra gli autori dello studio.

Una tossina nel sangue. Analizzando un database canadese – il Canadian HIV and Aging Cohort Study o CHACS – che include 850 persone con HIV e 250 soggetti di controllo, Durand e colleghi hanno dimostrato che esiste un collegamento tra l’infiammazione nell’organismo dei pazienti con HIV e i livelli di una proteina nel sangue chiamata gp120, che fa parte della chiave di accesso usata dall’HIV per infettare le cellule. 

Gli scienziati hanno misurato i livelli della proteina nel plasma di 386 pazienti seguiti nel database canadese, persone sopra i 40 anni, da tempo sieropositive, sotto terapia con farmaci antiretrovirali e con ormai una carica virale residua praticamente irrintracciabile. Eppure, la proteina è stata rintracciata nel sangue di più di un terzo di queste persone. «Dimostriamo che agisce come una tossina e che è associata a infiammazione cronica che porta a comorbidità» chiarisce Andrés Finzi, Professore dell’Università di Montréal e coautore dello studio. La ricerca è stata accettata per la pubblicazione sul Journal of Infectious Diseases.

Spegnere l’infiammazione. Il team è riuscito a contrastare l’attività della proteina gp120 in colture cellulari in vitro usando il Fostemsavir, un antiretrovirale già impiegato in pazienti con HIV…

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