«Vi spiego perché la sanità privata non è il male assoluto: chi lo pensa sbaglia»

Michele Nicchio, 39 anni, guida di Aiop giovani: «Vogliamo fare di più ma ci impongono un tetto»

MANTOVA. «Purtroppo ci sono molte categorie, e tra queste una certa area politica, che considerano ancora la sanità privata accreditata e quindi convenzionata con il sistema sanitario nazionale come il diavolo e la sanità pubblica come l’acqua santa. Ma non è così».

Michele Nicchio, 39 anni, direttore operativo del gruppo Mantova Salus, figlio di Guerrino, patron della sanità privata nel Mantovano, parte in quarta forte della riconferma alcuni giorni fa alla presidenza di Aiop Giovani, l’associazione italiana ospedalità privata che in Italia raggruppa ospedali con una dotazione di 62mila posti letto.

Ci spieghi perché la sanità privata in Italia va vista con occhi diversi.

«Bastano due concetti semplici. Il privato accreditato in Italia vale il 27-28% in termini di prestazioni della sanità complessiva e il signor Mario Rossi se viene da noi paga solo il ticket come se andasse in un ospedale pubblico. E la percentuale del 27-28% è stabile ormai da almeno quindici anni con qualche piccola variazione a livello di singole regioni».

Quindi nelle vostre mani c’è poco meno di un terzo della sanità. Qual è il vostro contributo all’intero sistema sanitario e che cosa ci guadagna il cittadino?

«Ci tengo a precisare che alla sanità privata convenzionata è stato imposto un tetto invalicabile a livello di produzione. Negli anni il fondo sanitario nazionale è stato incrementato, mentre il privato convenzionato come volume complessivo è fermo dal 2011. Significa che non possiamo crescere di più perché dai volumi del 2011 ci hanno tolto anche il 2%. E vengo alla sua domanda. Come privato convenzionato facciamo circa il 27% delle prestazioni, ma allo Stato costiamo meno del 15%. Mi spiego. Per ogni prestazione c’è una tariffa di rimborso. Se ad esempio è mille lo Stato paga mille sia ai privati che al pubblico. Se il privato è bravo e spende 900 si mette in tasca 100, se spende mille fa patta. Se invece spende 1.100 sono problemi suoi, mentre nel pubblico la differenza in più ce la mette lo Stato a fine anno. Questo per dire che grazie all’efficienza del privato, che ha meno burocrazia e meno ingessature del pubblico, se ci consentono di erogare più prestazioni alla fine potremmo far risparmiare lo Stato in termini di spesa pubblica».

Sì, però il privato può organizzarsi in modo tale da offrire solo prestazioni meno costose e più remunerative.

«Non è così. Premetto che anche in sanità io sono per una concorrenza che fa bene a tutti. In Lombardia il privato ha la stessa tipologia di attività del pubblico, ovvero gestisce gli stessi reparti del pubblico come i pronto soccorso e le terapie intensive. Chi sostiene che noi facciamo solo le cose più semplici non conosce la realtà. La verità è che in Lombardia abbiamo trovato un punto di equilibrio tra pubblico e privato e quello che perdeva in efficienza il pubblico è stato…